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«Ricostruiremo come prima». Questo è il problema.

«Ricostruiremo come prima». Questo è il problema.

La quantità di piogge che in particolare nel mattino di martedì 16 maggio 2023 ha investito l’Emilia Romagna è apparsa immediatamente non paragonabile a qualsiasi evento che si ricordasse negli ultimi decenni. Sono 14 al momento i morti, decine di migliaia gli evacuati, interi quartieri sono nel fango. Innumerevoli le frane che hanno isolato borghi e paesi nell’entroterra appenninico. Molte zone sono tutt’ora senza elettricità e i telefoni funzionano a singhiozzo. Pur essendo migliorate oggi, domenica 21 maggio, le condizioni meteorologiche in pianura, ci sono ancora allarmi in alcune zone per le piogge che hanno continuato ad investire l’Appennino che potrebbero causare nuove ondate di piena dei fiumi, che lentamente stanno abbassando il livello. Ancora chiusa la ferrovia fra Faenza e Rimini, l’autostrada A14 è stata riaperta, dopo la chiusura per allagamenti. Va specificato che non tutte le zone sono state colpite allo stesso modo. Le condizioni peggiori di allagamento attualmente sono vissute nel ravennate, a Cesena, Forlì, Faenza, Imola e Bologna. Pochi disagi nel riminese, dove la situazione è tornata quasi alla normalità, maggiori a Riccione, Pesaro e Fano sui litorali.

Al dramma di chi ha perso tutto e alloggia presso amici o parenti, alberghi o nei punti pubblici di soccorso chiedendosi se e quando potrà far ritorno a casa, si aggiunge quello degli animali. Numerosi allevamenti ne stanno contando centinaia morti affogati dalle inondazioni, aziende e rifugi per animali, specie nell’entroterra, sono isolati e stanno disperatamente chiedendo fieno e cibo.

Pur nella eccezionalità dell’evento (eccezionale fino ad oggi, ma dovremmo cambiare paradigma), annunciato e forse sottostimato, sono emersi tutti i limiti determinati da decenni di concessioni e deroghe che hanno fatto dell’Emilia Romagna una delle regioni a più alto tasso di cementificazione del territorio. Non occorre qui ribadire le note connessioni fra fenomeni come questo e i cambiamenti climatici che il sistema economico predatorio della crescita ad ogni costo continuano a determinare.

Nel generale sconforto e desolazione, nelle zone più colpite si stanno susseguendo azioni di solidarietà da parte di singoli e gruppi. In tanti e tante anche oggi, domenica, si sono armati di pale e badili per portare aiuto e spalare fango. Fra le realtà organizzate che si sono da subito mobilitate, vanno segnalate quelle delle Brigate popolari di Solidarietà a Cesena e Ravenna, facenti riferimento ad Autogestione Romagna, Boxe popolare Cesena, centro sociale Spartaco di Ravenna. Sono avviate raccolte di fondi, beni di prima necessità e alimenti, oltre ad azioni concrete di supporto e rimozione di fango sui territori.

Antiche divisioni calcistiche e di campanile sono sospese, e gruppi di ultras stanno prestando soccorso e organizzando raccolte di alimenti per tifoserie da sempre avversarie.

La questione che necessariamente dovremo subito affrontare sarà quella di respingere i modelli di ricostruzione basati sulla retorica, già partita, del “ricostruiremo tutto come prima”: uno dei problemi è, appunto, proprio questo.

 Pelle e Bott, Rimini

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